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17/10/2024

CORSO RESIDENZIALE RIUNIONE REGIONALE SINDEM “DEMENZE: DALLA PREVENZIONE AGLI INDIRIZZI DIAGNOSTICO-TERAPEUTICI”

Le stime epidemiologiche prevedono un aumento esponenziale delle patologie connesse all’invecchiamento, tra le quali la demenza rappresenta la maggiore delle s de, in termini diagnostico-terapeutici ed assistenziali. I costi rilevanti, in termini di ricadute sul piano sociale ed economico e, conseguentemente, di qualità della vita influenzata dalla disabilità, rappresentano delle importanti criticità per i sistemi di salute pubblica. Pertanto, è indispensabile sensibilizzare la popolazione sul tema delle demenze, migliorarne le conoscenze in ambito sanitario, analizzarne l’epidemiologia e l’impatto socio-sanitario, per poter sviluppare strategie adeguate di prevenzione e gestione.

L’e cacia della prevenzione primaria dipende dalla divulgazione di conoscenze relative ai fattori di rischio modi cabili e dalla definizione di azioni pianificate all’interno dei Piani Regionali della Prevenzione. La prevenzione secondaria si basa, invece, sulla possibilità di effettuare diagnosi precoci, cogliendo la traiettoria di malattia nella fase prodromica.

Nel corso degli ultimi anni, si sono fatte strada, a supporto della diagnosi di demenza, metodiche sempre più avanzate di neuroradiologia strutturale e funzionale e di analisi bioumorale, per l’identificazione di biomarcatori in grado di determinare i correlati biologici di malattia. Ampia discussione è in corso sulla validità di questi approcci nel setting clinico nell’orientamento diagnostico, sull’utilità nella scelta terapeutica e, conseguentemente, sulla definizione del rapporto costo/beneficio che ne deriva dal loro impiego.

Ad oggi, nessuno dei farmaci disponibili per il trattamento dei sintomi cognitivi, autorizzati dalle autorità regolatorie per il trattamento della demenza Alzheimer-like, ha mostrato un’azione modificante il decorso di malattia. Si avvalgono di un effetto sintomatico in grado di offrire un miglioramento modesto dei sintomi cognitivi, mantenendo più a lungo le abilità funzionali quotidiane nel medio termine, con un’e cacia e tollerabilità variabile, a data ad un’azione regolare di monitoraggio clinico. L’avanzamento delle sperimentazioni prodotte negli ultimi anni, in particolare di anticorpi monoclonali, potrebbe comportare nel prossimo futuro una rivoluzione terapeutica ma la determinazione del pro lo di sicurezza, tollerabilità ed e cacia di alcuni di essi è tuttora al vaglio delle unità regolatorie europee.

Oltre agli interventi farmacologici, per le persone con declino cognitivo e/o sintomi psico-comportamentali (BPSD), un approccio non farmacologico -per esempio attraverso interventi riabilitativi, psicosociali e/o mediante l’uso di integratori alimentari- può migliorare e/o preservare la funzionalità cognitiva e migliorare la gestione dei BPSD.

Pertanto, le crescenti evidenze sul ruolo dei fattori di rischio modi cabili nello sviluppo del declino cognitivo, sull’appropriatezza d’uso dei biomarcatori in ambito clinico, sulla potenziale e cacia di interventi multi-dominio, unitamente ai benché limitati bene ci clinici dei farmaci attualmente approvati, stanno contribuendo alla modifica delle strategie di intervento, con una richiesta sempre più pressante di azioni tempestive che si renderanno necessarie in presenza di nuove molecole modi canti il decorso di malattia, rivolte elettivamente alle fasi precoci

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